Materiali del mosaico

Nella Sala Archivio si conservano ed espongono, a scopi didattici, alcuni materiali e strumenti che trovano impiego nel mosaico. Vengono presentati alcuni campionari di tessere moderne, in smalto, pasta vitrea e pietre naturali come il marmo. Accanto a questi sono esposti pochi campionari di tessere antiche, provenienti dalle decorazioni paleocristiane e bizantine di Ravenna, utilizzati dai restauratori del secondo dopoguerra per i confronti cromatici. Altri materiali presenti sono gli strumenti da taglio delle tessere: tagliolo, martellina e pinze, le pizze intere e due grossi crogiuoli di fusione, donati dalla Orsoni Smalti Veneziani.

Il mosaico contemporaneo può essere composto da materiali multiformi, smalti, marmi e ciottoli e poi legno, ferro, ceramica, fino a zollette di zucchero, allettati con vari leganti e adesivi. Quello tradizionale si avvale di materiali da taglio naturali, come tutti i lapidei, o materiali artificiali come il vetro e il cotto.
Per materiali lapidei si intendono vari tipi di rocce come graniti, porfidi, basalti, ciottoli, arenarie, brecce, alabastri, travertini e marmi. Sono i materiali d’elezione per la creazione dei mosaici pavimentali come negli opus sectile: resistono al calpestio e sono opachi.
I marmi, per la loro minore durezza (sono più lavorabili) e maggiore varietà cromatica, sono molto impiegati anche nei mosaici parietali.
I materiali lapidei possono essere reperiti ricercandoli personalmente, come per alcune rocce o ciottoli, o rivolgendosi a ditte specializzate che, soprattutto nel caso del marmo, possono fornire lastre di pezzature differenti o materiale pretagliato in parti più piccole.
I materiali vetrosi sono riflettenti e di notevole varietà cromatica, quindi sono massicciamente impiegati nei mosaici parietali, nei pannelli, nelle sculture e negli oggetti realizzati in mosaico. Sono realizzati artificialmente presso laboratori specializzati e si ottengono attraverso la fusione vetrosa.
Definiti tutti genericamente “smalti” possono più correttamente essere divisi in tre categorie: le paste vitree, gli smalti e le paste vitree a foglia metallica d’oro e d’argento.
Le paste vitree sono vetri privi di piombo, piuttosto trasparenti e omogenei. La loro colorazione si ottiene aggiungendo alla fusione coloranti costituiti per lo più da pigmenti metallici.
Gli smalti veri e propri si ricavano da una fusione vetrosa cui si aggiungono piombo, ossidi e sali metallici. Rispetto alle paste vitree, sono più opachi e dispongono di una ben più ampia gamma cromatica. Grazie all’aggiunta di piombo risultano più facili da tagliare, perché meno soggetti a scheggiarsi, e sono particolarmente brillanti.
Per il cosiddetto “micromosaico” si utilizzano smalti fusi in sottili bacchette, che vengono spezzettate in minuscole tessere da apposite pinze.
 Le paste vitree a foglia metallica sono realizzate facendo aderire ad una piastra di vetro di 5-10 mm di spessore, una foglia di metallo sottilissima, generalmente d’oro o d’argento. Sulla foglia viene quindi applicata una sottile lastra di vetro soffiato, detta cartellina, con la funzione di proteggere la foglia metallica dagli agenti ossidanti. Infine l’insieme ottenuto viene scaldato per fare aderire perfettamente i tre strati.
Per fare in modo che i materiali, tagliati in tessere di varie dimensioni, aderiscano ad un supporto si ricorre ai leganti, che permettono la conservazione dell’opera musiva nel tempo. Gli antichi usavano il mastice e soprattutto la calce: i Greci usavano un impasto di calce aerea, polvere di mattone e terra vulcanica; i Romani aggiungevano a volte polvere di marmo, ghiaia e pozzolana. Nel Medioevo si utilizzava la calce idraulica e in tempi più moderni il cemento idraulico detto Portland. Oggi i mosaicisti si avvalgono di cementi idraulici e di resine sintetiche.
Gli adesivi  vengono impiegati o per dare maggiore adesione al legante o per lo stacco del mosaico diretto su base provvisoria (vedi) o nei restauri. Sono colle di vario tipo e resine sintetiche. Le sostanze aggiunte al legante per modificarne l’azione si definiscono additivi, e permettono di ritardare o accelerare la presa, di fluidificare, impermeabilizzare, plastificare o indurire la superficie.